Esiste una questione cruciale che va tenuta in considerazione parlando di benessere equino, etica e diritti degli equidi; una questione che rappresenta una nuova frontiera di sviluppo, per una moderna etica animale, quindi per una più consapevole tutela dei cavalli e altri animali.
Infatti il benessere animale, ad oggi, viene meramente rappresentato come responsabilità umana su questioni di sanità animale, che abbraccia tutti gli aspetti correlati ad un benessere di orientamento welfaristico, come ad esempio: una corretta gestione, la prevenzione delle malattie, l’alimentazione, le esigenze etologiche, il trattamento medico, il controllo del peso, il pareggio precisionista degli zoccoli, la cura responsabile, l’eutanasia, etc.
In riferimento ai cavalli, i fautori di questo modello di benessere animale, basandosi su norme etiche complici del sistema equestre e su linee guida a matrice zootecnico-veterinaria (come ad esempio le cosiddette, ormai datate quanto eticamente discutibili, Cinque Libertà), ritengono che gli umani possano e debbano utilizzare i cavalli nelle più disparate situazioni equestri, da quelle didattiche a quelle agonistiche, da quelle ricreative a quelle terapeutiche, a patto che siano incluse in questi contesti, regolamentazioni nella cura e gestione “etica” degli animali coinvolti, supportando federazioni sportive ed enti vari di impiego del cavallo, ma anche dell’asino, nel regolamentarsi in materia.
In questo senso vengono utilizzate evidenze scientifiche, fin troppo spesso di natura antropomorfica e pseudo-oggettiva, per stabilire linee guida di base e sviluppare protocolli zootecnici di benessere equino, che guardano solo ad una piccola parte del benessere animale, quella che interessa sia presa in considerazione per non mettere a rischio il perpretare le attività di uso di questi animali, per il solito beneficio dell’umano e dei suoi piaceri e bisogni. In questo senso bisogna avere il coraggio di dire che un cavallo può indicare ottimali parametri fisiologici di benessere, ma subire molte sofferenze invisibili, non immediatamente misurabili o non misurabili del tutto.
Interessante invece, anche da una prospettiva non-umanista e antispecista, tutto quel movimento intellettuale, civico, sociale e politico, collegato alla questione animale, che mette in discussione anche abusi invisibili o che vengono considerati accettabili all’interno di norme comunque addestrative. Un movimento di pensiero, indirizzo politico e pratiche innovative, che riferisce a moderni principii di etica animale, che si stanno sviluppando con sempre maggior vigore, riconoscendo in prima istanza il valore intrinseco dell’animale, della sua soggettività e cognitività, indipendente dal suo valore di utilità e beneficio per l’umano, dove il suo benessere viene inteso in termini di qualità di vita e che quindi si presenta con un’accezione sicuramente di più grande respiro, se vogliamo guardare al benessere dal punto di vista del cavallo, di quel cavallo.
Non dovrebbe quindi espressa attenzione solo per la parte di benessere fisico e fisiologico equino, ma il tutto andrebbe allargato a moderni concetti di qualità di vita, che tengano conto di tutti gli aspetti cognitivi, emozionali, sociali e soggettivi, aspetti questi che non sono quindi solo collegati all’assenza di patologie o infermità.
Parlare di questi aspetti, non rappresenta solo un importante pensiero filosofico moderno, ma riferisce ad un crescente senso civico ed etico, che sfida la visione convenzionale, smascherando anche tutte quelle ossimorìe moderne che nella sostanza non cambiano nulla, ma anzi restano ben centrate nei vecchi paradigmi di uso dei cavalli. secondo la quale gli animali esistono solo in quanto utili all’umano, gestiti e considerati solo in un senso welfaristico, rinunciando a comprendere anche e soprattutto i loro piaceri, oltre che i loro bisogni, con libertà dichiarate che nella sostanza diventano prigioni dorate.
Bisogna altresì dire che non esiste un modo moralmente giusto di fare una cosa moralmente sbagliata, in questo senso la scienza e l’etologia welfaristico-equestre non possono dare risposte all’etica equina ed ai diritti di cavalli, asini ed altri equidi, in quanto trattasi di discipline eticamente discutibili di per sé.
Allora quali alternative? Quali risposte a questi temi importanti? Alternative e risposte arriveranno sempre più e stanno arrivando da altre discipline, movimenti civici e da altri filoni di pensiero, oltre che da nuovi paradigmi e altre innovative, esse sì etiche, pratiche di coesistenza, in cui si possa garantire a cavalli ed altri animali una vita dignitosa e adeguata, non in quanto riflesso di un beneficio per l’umano, ma come valore di per sè.
Sorgente foto Aquila Art.
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